Quando non ci sarai più, a nessuno importerà quanti
denari avevi, quale auto guidavi. Ma la società potrà essere migliore se
sarai riuscito ad insegnare ad un bambino a sorridere. Questo nobile
pensiero di F. Portelli e G. Carnemolla, lo condivido pienamente. Ho
insegnato a vari studenti portatori d'handicap. Ho avuto Marco, per esempio,
che rideva sempre, non riusciva a scrivere una parola senza ridere e senza
cancellarla per poi riscriverla e così via. Abbiamo riso tanto insieme, ma
alla fine ha imparato che ci sono momenti per ridere ed altri per stare
seri. Ho avuto Davide che dondolava e anche se aveva fatto i compiti e
studiato, si vergognava dirlo perché pensava venisse interrogato. Ho avuto
Federico, ragazzo down. Era d'animo buono, ma un po' geloso delle sue cose e
quando parlava gli piaceva spararle grosse. Ragazzi adolescenti, molti dei
quali, rimarranno adolescenti per tutta la vita. Altri ancora, invece,
sono diventati adulti senza passare per l'adolescenza. Ragazzi difficili, a
cui la vita ha tolto il senso del sorriso, ma non la forza per sorridere.
La scuola ha un grande ruolo sociale in questo. Purtroppo, però, salvo
eccezioni che pure ci sono, la cultura dei docenti delle scuole superiore, a
ben vedere, è sottocultura, nei confronti dell'alunno portatore d'handicap.
La tendenza è di scontrarsi con i pregiudizi o con la carità pelosa.
Il testo che leggerete di seguito è di un mio studente, il cui professore di
Diritto era convinto (e con lui molti altri docenti) che "marciasse
sull'handicap"; in altre parole, che ogni scusa era buona per non studiare.
Il ragazzo, potete leggere da voi come vive tra mille difficoltà e se col
fardello che si porta dietro, essendo povero, può avere tutti i motivi che
vuole per studiare o per non studiare. La vivacità di questo ragazzo è un
monito ai tanti figli di papà che si lamentano con facilità su
tutto e un insegnamento per quegli insegnanti che se davvero non sono in
grado di capirlo, allora credo abbiano davvero poco da insegnare a nessuno,
anche se nella loro materia fossero dei geni.
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Sono un alunno del prof. Fortunato della provincia di
Pistoia. Svolgo il compito che mi ha assegnato, presentandomi. Nella mia
classe, come rendimento, non vado bene nelle lingue e in matematica. In
matematica non riesco, mi sforzo e non riesco, ma il prof. di matematica mi
aiuta. In italiano vado bene, ma in storia no. Nel diritto il prof. è bravo,
ma non è contento di me, devo studiare di più perché un po' seguo e un po'
no. Mi ci vuole continuità.
Il prof. di diritto che avevo l'anno scorso mi bloccava, in classe mi faceva
mettere a sedere appartato e mi fissava, mettendomi in imbarazzo. Non
riuscivo a dire nulla. Io devo impegnarmi, ma non riesco più di mezz'ora.
Lavoro volontario al 118, c'è una ragazza anoressica che io cerco di
aiutare. Io ho una malattia, una lesione al midollo spinale, ho due vertebre
lesionate e sono "unimocefalo" ("shat" è la valvolina che mi dà ossigeno al
cervello, ce l'ho impiantata nella testa con una sonda al cuore per prendere
ossigeno). Alle gambe ho due tutori che mi permettono di camminare bene,
anche se alle gite dico di no, perché mi stanco nel camminare e devo
riposarmi. Ho un catetere perché devo fare la pipì: sa, una cosa è fare la
pipì con il pisellino, un'altra con un catetere collegato all'ombelico!
Devo essere operato al midollo spinale e anche alla testa, per togliere la
valvolina.
Devo anche subire un'operazione chirurgica alle gambe che mi costringerà a
stare su una sedie a rotelle per un anno o più. Poi ho la patologia che
deriva dalle lesione al cervello, ossia il cervelletto tendeva a cadere ed è
stato bloccato con un'operazione durata 12 ore. Ho avuto fino ad oggi 15
operazioni chirurgiche. A parte questo, tutto è a posto. Ah! ho lo
strabismo, prima portavo gli occhiali perché vedevo offuscato, ora però vedo
bene. Sono amante del caffè e se la sera lo bevo, poi non dormo.
Con i compagni a volta mi trovo bene a volte no. Con la tedesca non mi
trovo, perché mi prende in giro; per esempio, a volte si sente qualche
"odorino" perché ho qualche problema col catetere e lei bisbiglia,
prendendomi in giro. E questo mi fa stare male. Con i ragazzi mi trovo bene,
con le ragazze non tanto. Io capisco, non sono scemo, anche se a volte
vorrei esserlo per non capire.
Io cerco una ragazza seria, vorrei avere almeno una volta nella vita una
storia seria, che non si basi solo sul sesso, ma che abbia un po' di senso.
Io ho una cotta da 13 anni per una ragazza. Lei ha il suo ragazzo, ma con
lei mi trovo bene, però quando la voglio non c'è mai.
Ora ho una cotta per una ragazza di 23 anni che è molto matura, io non
glielo dico, perché lo sa. Non devo dirglielo che ho una cotta per lei, deve
capirlo lei. Ha i miei stessi problemi alle ginocchia. Ci telefoniamo e ci
scriviamo.
La mia mamma è una bidella. Io, appena la mamma mi ha partorito, sono stato
portato con l'ambulanza ed operato d'urgenza. All'età di 5 anni sono andato
a Lourdes: prima, sono entrato in una grotta, ho toccato la parete e ho
preso la scossa; poi, sono andato in un convento laico, mi sono immerso in
una vasca con acqua gelida e quando sono uscito ero asciutto. Mia madre mi
disse che parlavo in aramaico, lingua che non conosco e mi spiegò che ero
stato miracolato. |