L’esordio della psicologia scientifica si è
soliti indicarla con la nascita del laboratorio di Lipsia (1879),
fondato da Wilhelsm Wundt (1832-1920). Era il primo laboratorio di
psicologia sperimentale ufficialmente dentro l’università, dove dedicò i suoi
studi sui processi sensoriali (visivi ed uditivi). Fu un passo importante perché
per la prima volta alcuni processi mentali venivano sottoposti al vaglio di
metodi sperimentali, fatto questo che segnava una rottura rispetto il metodo
filosofico di analisi della mente.
A riguardo, Umberto Galimberti afferma: «La
psicologia scientifica ha risolto il concetto di psiche in quello di
comportamento che, nel caso degli animali, equivale al comportamento osservabile
dall’esterno, nel caso degli uomini si estende ai processi psicologici, sia
consci che inconsci, attraverso i quali un soggetto costruisce le proprie
risposte comportamentali».
L'introspezione è "l'auto-osservazione interiore, cioè l'osservazione che
l'io fa dei propri stati interni" (Nicola Abbagnano, 1960).
Comte aveva osservato contro l'introspezione una critica: "L'individuo pensante,
aveva detto, non può dividersi in due, di cui l'uno ragioni, mentre l'altro lo
guardi ragionare. L'organo osservato e l'organo osservatore essendo in questi
casi identici, come potrebbe l'osservazione aver luogo?" (Cours de phil.
positive, 1830, I, Sez. I, § 8). Comte quindi,
aveva escluso la psicologia dall'enciclopedia delle scienze.
Wundt è stato indicato come il fondatore della
psicologia scientifica, anche se lui preferiva la definizione di psicologia fisiologica. Fisiologica: sia perché faceva suo il metodo
naturalistico della fisiologia e sia perché studiava l’attività psichica nella normalità, non nella patologia.
Wundt era affascinato dalle cosiddette "scienze
esatte", in particolare dalla fisica e chimica. Per questo pensò al
laboratorio e alla psicologia sperimentale. L’oggetto di studio della psicologia, secondo
Wundt, era l’esperienza diretta o immediata, a differenza delle scienze naturali
che studiano l’esperienza indiretta o mediata. Difatti, osservava Wundt,
mentre lo psicologo studia il fenomeno che osserva
per come viene percepito direttamente, ossia senza la mediazione di strumenti di
misurazione, il chimico o il fisico, invece, osservano il fenomeno; per esempio,
osservando il calore che si produce in una reazione, ma l’oggetto del loro studio non è la
percezione del calore, ma il calore percepito tramite la misurazione con gli
strumenti di laboratorio.
L’INTROSPEZIONE
Wundt utilizzava come metodo d’indagine
l’introspezione, vale a dire, «l’analisi degli stati emozionali e dei
processi mentali del soggetto, concentrandosi soprattutto sulle esperienze
interne della coscienza, ossia sulle sensazioni, sui sentimenti e sui pensieri.
Per tale motivo, fino al 1920 essa veniva definita “la scienza della vita
mentale».
Solo attraverso l’introspezione
l’individuo può essere in grado di rilevare cosa avviene nel momento in cui
immediatamente sperimenta la realtà. Vale a dire, per poter capire cosa accade
quando io vedo un colore, una forma, sento un suono, provo un sentimento, c’è un
solo modo per farlo; vale adire, devo guardarmi dentro ed analizzare quello che sto
provando mentre sto guardando il colore, la forma, il suono, ecc.
Tuttavia, Wundt era ben consapevole che l’introspezione non era uno strumento attendibile per un’indagine scientifica. I
contenuti di coscienza, infatti, non sono gli stessi in presenza e in assenza di un
atto di introspezione. Ciò perché, per esempio, una cosa è dire sono felice
mentre mi sto analizzando i sentimenti che provo e un'altra senza
rifletterci sopra. Difatti, l’introspezione altera gli stati di coscienza
e quando io vado ad analizzarli con questo strumento, ne ricavo delle
impressioni alterate. Con l’introspezione,
quindi, come possiamo sapere qual è il reale contenuto di coscienza
corrispondente al resoconto verbale di un soggetto? Se il soggetto mi dice
“sono felice”, come faccio a sapere che è davvero felice? E chi mi assicura
che il suo aggettivo “felice” ha lo stesso significato del mio?
Wundt riteneva che l’applicazione del metodo
sperimentale alla psicologia ed ai contenuti dell’introspezione, permetteva di
risolvere il problema dell’indeterminazione nei contenuti dell’introspezione.
Vale a dire, in tutte le scienze naturali, come predetto, quello che si studia
non sono tanto i fenomeni in sé, ma le variazioni dei fenomeni, o meglio, le
variazioni fra fenomeni diversi. Il mio problema non è tanto quello di dire
cos’è esattamente quel felice di cui mi ha parlato il soggetto per la sua
introspezione, ma come
varia il suo sentimento al variare della situazione in cui il
soggetto si trova.
Se si riscontra questa variazione, è questa la reazione
interessante che diventa l’oggetto fondante dello studio della psicologia
sperimentale e non tanto, invece, il valore di per sé di questo o quel sentimento o di
questa o quella percezione.
La variazione, in quanto tale, non è influenzata né dalla
presenza dell’atto di introspezione né dall’eventuale differenza di contenuti
di coscienza tra soggetti. Se c’è variazione dei contenuti di coscienza e
se io quello che voglio cogliere non è tanto il valore del contenuto in sé, ma
questa variazione, al variare della situazione in cui colloco il
soggetto, questa variazione, sarà indifferente al fatto se la racconti
attraverso un atto di introspezione di Tizio, Caio o Sempronio, purché però si
manifesti per tutti i miei soggetti dell’esperimento. Ciò, però, è solo un
proposito teorico, ma non è scientifico, perché ogni soggetto può avere un suo
modo di attribuire significato ai sentimenti ed alle parole e quindi cosa
misuriamo? Del resto già con l'introspezione Wundt si era misurato con tale
ostacolo e per tentare di risolverlo gran parte dei soggetti che utilizzava
negli esperimenti erano costituiti da Wundt stesso e dai suoi assistenti, ma non
ebbe successo (giacché il livello socio-culturale era pressoché equilibrato, ma
pur facendo ciò, Wund stesso si rese conto che è solo teorico il proposito, ma
non scientifico) .
Con riferimento al 1879 e, ancora oggi, vige nella Psicologia il seguente (ingannevole) paradosso: mentre la "psicologia scientifica" è stata definita tale
per la "psicologia sperimentale" di Wundt, in realtà, non solo Wundt (utilizzando l'introspezione) utilizzava un metodo
a-scientifico (quindi, "scientifica" perché?), non solo preferiva definirla
"psicologia fisiologica" e non
"psicologia scientifica", ma per primo toccò (nel laboratorio) i limiti
della psicologia in quanto tale. Vale a dire, l'impossibilità ontologica di divenire una scienza,
in quanto l'oggetto dello statuto epistemologico della psicologia, ossia la
psiche (=anima), non esiste, è un'invenzione del linguaggio. E, per sua stessa
ammissione, a nulla vale il metodo dell'introspezione (giacché altera lo stato
di coscienza) ed a nulla la misurazione della variazione dei contenuti della
coscienza, posto che ogni
individuo è un individuo a sé ed i risultati cui si giunge con la ricerca non
sono verificabili, ma sempre collocati e collocabili su un piano del tutto soggettivo
ed opinabile (Fortunato S., 2007).
Nelle scuole superiori leggendo molti libri di testo si ha la sensazione che i
vari autori si siano fatti una telefonata preventiva per concordare le
inesattezze da scrivere; oppure è come se l'uno s'ispiri dall'altro. Gli
autori Maria Bernardi e Anna Condolf, per esempio, nel libro ad uso
dell'istituto tecnico dei servizi sociali, editore Clitt, a p. 14, riportano
questa errata espressione: «La scienza psicologica prevede l'utilizzo
dell'introspezione, vale a dire un momento di osservazione e di analisi dei
contenuti di coscienza», dando per scontato che la psicologia sia una
scienza e che l'introspezione sia un metodo scientifico, quando non è
vero né l'una né l'altra cosa.
IL PROCESSO PSICOLOGICO SECONDO WUNDT
Per Wundt il processo psicologico si basava su
tre fasi:
1.
la percezione, ossia le sensazioni si presentano in quanti
tali alla coscienza (è lo stimolo in quanto tale, per come si presenta alla
coscienza).
2.
L’appercezione: con un atto di sintesi creatrice, gli
elementi delle sensazioni vengono identificati e organizzati in complessi
(questo termine oggi non è più usato in psicologia). In altri termini, le
sensazioni che sono state raccolte nella fase della percezione vengono poi
organizzati in qualcosa di più complesso ed articolato e vengono decodificati.
La sintesi creatrice è l'unificare in complessi le
sensazioni.
3.
La volontà di reazione: per Wundt è un atto volontario. L’attività psicologica per Wundt non è
mai un’attività passiva, ma richiede due forme di attività: una, s’identificano
gli oggetti se si riesce a compiere una sintesi delle sensazioni; due, si
reagisce agli stimoli che ci giungo attraverso un atto di volontà.
Wundt ha elaborato una teoria trifattoriale dei
sentimenti, che ha avuto una grande applicazione ed influenza nella psicologia.
Secondo Wundt ogni sentimento può essere inquadrato su tre dimensioni
indipendenti che determinano uno spazio tridimensionale, di tipo cartesiano. In
altri termini, questi tre fattori possono essere considerati come tre assi di
uno spazio cartesiano, indipendenti fra di loro, X Y e Z, che determinano uno
spazio. Il primo asse, bipolare, è quello del piacere/dispiacere. Il secondo
asse è di tensione/rilassamento. Il terzo asse è di eccitazione/calma.
Wundt arrivò a questa teoria in modo
semplicissimo: utilizzando un metronomo. Immaginate un metromeno che si mette a
ticchettare molto lentamente. Tra un ticchettio e l’altro trascorre un
intervallo di tempo, tac… tic. Se si fa la prova, ci si rende conto che tra un
tic e un tac proviamo dei sentimenti che sono contrassegnati da questi tre
aspetti indipendenti: un tac porta ad uno stato di tensione, l’altro il
rilassamento; uno l’eccitazione, l’altro la calma e così via.
Wundt basandosi sull’esperimento del metronomo
estese la sua teoria dei sentimenti a situazioni più complesse, motivazione
verso determinati esiti di attività e così via. Vide, che tutte le cose verso
cui si potevano provare dei sentimenti potevano essere analizzate attraverso
questi fattori. Questa teoria trifattoriale ha avuto un’influenza enorme alla
fine del ‘800.
OBIETTIVI DELLA PSICOLOGIA SPERIMENTALE:
a)
ridurre i processi consci alle loro componenti più semplici e
fondamentali;
b)
determinare le relative leggi combinatorie;
c)
porre gli elementi in rapporto con le loro condizioni essenziali.
Titchener riteneva che vi fossero tre stati
elementari di coscienza: le sensazioni, immagini e gli stati affettivi. Le
sensazioni sono gli elementi fondamentali della percezione e
ricorrono nei suoni, odori, immagini visive, ecc; le immagini mentali
sono le componenti delle idee e compaiono nel processo che raffigura o
rappresenta alla coscienza esperienze non simultanee, come il ricorso di un
evento passato; gli stati affettivi sono le
componenti elementari delle emozioni e sono reperibili in esperienze del tipo:
amore, odio, tristezza. Secondo lo strutturalismo, l’introspezione è
l’unico metodo utilizzabile dalla psicologica fisiologica perché le sensazioni,
le immagini mentali e gli stati affettivi sono contenuti nella coscienza. L’uso
dell’introspezione richiede che lo studioso chieda ai soggetti di riferire le
sensazioni (“immediate”, “pure”) provate di fronte ad un determinato stimolo,
seguendo regole molto rigorose.
STRUTTURALISMO E FUNZIONALISMO
Non senza creare etichettamento, la psicologia di Wundt viene chiamata anche
strutturalismo.
Il
termine strutturalismo fu ideato dal suo allievo inglese E.B. Titchener
(1867-1927) che insegnò negli USA. Titchener esercitò per più di un trentennio
un dominio assoluto su buona parte della psicologia americana. Era un barone
universitario di un potere eccezionale. L’American Psichology Journal fino alla
sua morte pubblicava solo articoli filo-strutturalista, dopo la sua morte,
invece, se ne guardò bene dal farlo. Il che la dice tutta sul potere di
Titchener e sull'ascientificità dello strutturalismo.
La scuola psicologica che gli si oppose in
America ispirata dall’evoluzionismo, fu il funzionalismo, il cui
iniziatore fu il filosofo Williams James. In pratica, cosa differenziava il
funzionalismo dallo strutturalismo? Tra l’altro fu curioso che il nome
funzionalismo fu dato dalla scuola avversaria, proprio da Titchener, in un
articolo dove affermava che ci sono due modi di fare psicologia: uno è quello di
studiare la struttura della mente. Vale a dire, i contenuti mentali che possono
essere evocati mediante il processo dell’introspezione. L’altro, era quello di studiare le funzioni della mente. A suo
avviso, la psicologia seria era quella che studiava la struttura, per lasciare
agli altri lo studio delle funzioni che considerava sfuggente.
E’ interessante osservare che anche William
James era stato allievo di Wundt. William studiò a Lipsia con Wundt e
tornato negli USA fondò una psicologia in contrasto con lo strutturalismo. Non
solo negli USA, ma anche in Europa al volgere del secolo si sarebbe avuta una
forte reazione contro la psicologia di Wundt.
Bibliografia e fonti:
·
Arrigo
Pedoni, Manuale
di Psicologia, Armando, Roma 2003.
·
Binazzi A./Tucci
F. S., Scienze
sociali, Palumbo, Firenze 2004
·
Galimberti U.,
Dizionario di Psicologia, Garzanti, Torino 1999
·
David G.
Meyers,
Psicologia, Zanichelli 2000
·
Riccardo
Luccio, I
classici della psicologia, ed. Rai, Roma 2007
·
Selg Hebert,
Introduzione
alla psicologia sperimentale,
Giunti, Firenze 1975
·
Watson J.B.,
La psicologia da un punto di vista comportamentista, 1913 in Arrigo
Pedoni, Manuale di Psicologia, Armando, Roma 2003.
·
Watson J.
B., La
psicologia così come la vede un comportamentista, in Antologia di scritti, a
cura di P. Meazzini, Il Mulino, Bologna 1976.
Note
U. Galimberti, Dizionario di Psicologia, Garzanti, Torino 1999
Riccardo Luccio, I classici della psicologia, ed. Rai, Roma 2007.
David G. Meyers, Psicologia, Zanichelli 2000, p. 2
Riccardo Luccio, I classici della psicologia, op. cit.
Riccardo Luccio, I classici della psicologia, op. cit. |